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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, III, 19
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originale
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[19] Saepe enim tempore fit, ut quod turpe plerumque haberi soleat, inveniatur non esse turpe. Exempli causa ponatur aliquid, quod pateat latius. Quod potest maius scelus quam non modo hominem, sed etiam familiarem hominem occidere? Num igitur se adstrinxit scelere, si qui tyrannum occidit quamvis familiarem? Populo quidem Romano non videtur, qui ex omnibus praeclaris factis illud pulcherrimum existimat. Vicit ergo utilitas honestatem? Immo vero honestas utilitatem secuta est. Itaque, ut sine ullo errore diiudicare possimus, si quando cum illo, quod honestum intellegimus, pugnare id videbitur, quod appellamus utile, formula quaedam constituenda est; quam si sequemur in comparatione rerum, ab officio numquam recedemus.
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traduzione
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19. Spesso, infatti, accade che, mutate le circostanze, ci? che siamo soliti stimare per lo pi? immorale, si trova che non ? tale. Per esempio, si ponga un caso che ? suscettibile della pi? ampia applicazione. Quale delitto pu? essere pi? grande dell'uccidere non solo un uomo, ma anche un intimo amico? Forse qualcuno si rende colpevole di un delitto, se uccide un tiranno, anche se suo intimo amico? Ci? non sembra al popolo romano, che anzi considera quell'azione la pi? bella tra tutte le altre illustri. L'utile, dunque, ha prevalso sull'onesto? No; anzi, l'utile ha seguito l'onesto.
Perci?, per poter distinguere senza ombra di errore, quando talora ci sembra che quanto chiamiamo utile contrasti con quanto riteniamo onesto, occorre stabilire una norma tale da non allontanarci mai dall'onesto se noi l'applicheremo nel mettere a confronto le azioni.
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